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CHE SUCCEDE A MAZZARRI? DI L IBERATOFERRARA Da tempo il campionato italiano non è il più ricco del mondo. Si può discutere sul fatto che sia il più bello, il concetto di bello è quanto mai soggettivo, ed il concet- to di bello nel calcio è quan- to mai sfuggente. Di sicuro il campionato italiano è il più stressante. Capita quindi che quando sei al centro dell'universo per sette gior- ni a settimana alla fine puoi rischiare una crisi di nervi. Orta non sappiamo cosa sia successo a Mazzarri. E' da tempo nell'occhio del ciclo- ne, esattamente come tutto il Napoli. Ed è evidente che ha qualche difficoltà a somatizzare la cosa. Il che non è necessariamente un fatto negativo. Lui è uno sanguigno, di quelli che non si tirano mai indietro, non abbozzano, non fanno mai buon iso a cattiva sorte. In un solo termine è uno genuino. Certo che per restare in questo ambiente oltre ad essere bravo a fare il tuo lavoro (e nessuno mette in discussione le sue capacità professionali) devi anche accettare le sue rego- le. Stare al gioco significa accettare le critiche, anche quelle che possono sembra- re assurde, e rispettare il ruolo di ciascuno. Anche della critica. Mazzarri da questo punto di vista ha qualche proble- ma. Le critiche non le accet- ta. In verità sembra anche non accettare che qualcuno non tessa le sue lodi tutti i giorni. Ma adesso sta esage- rando. Mercoledì sera ha lasciato lo stadio senza salutare, nel senso che non si è presentato alle intervi- ste post partita (che sono previste non solo nell'accor- do tra Lega e Ussi, che lascia il tempo che trova, ma soprattutto sono previste nei contratti con le televi- sioni a pagamento). Oggi, pare, non parlerà nella tradi- zionale conferenza stampa il giorno prima della gara. E qui non ci siamo. Lasciamo perdere i diritti dell'informazione, di cui tutti si riempiono la bocca, ma che nei fatti non interes- sano a nessuno. Lasciamo stare il diritto dei tifosi a sapere, altra cosa che esiste solo a parole. Il concetto è nella politica della comuni- cazione della società. In un modo in un cui sostanzial- mente si è quello che si appare, la comunicazione è tutto. Va gestita bene. Va usata bene. Se si hanno degli spazi, televisivi, radiofonici, sui giornali, o su internet, vanno sfruttati facendo passare il proprio messaggio. Non farlo, stare in silenzio stampa, significa che quello stesso spazio comunicativo, che non scompare, viene utilizzati da altri. Semmai tracciando un quadro negativo della società. Ed è un errore incredibile. Per altro non si riesce a capire il perché del silenzio di Mazzarri in un momento in cui al di là di una critica fisiologica a questo o a quell'aspetto della squadra, c'è grande entusiasmo intor- no al Napoli, grande ottimi- smo. Se non si riesce a par- lare in frangenti del genere non è certo un bel segnale. Per essere allenatore, o gio- catore, di una grande squa- dra non basta essere bravi in panchina o in campo. Bisogna saper gestire tutto quello che c'è intorno. Mazzarri in questo sta sba- gliando. MONDONAPOLI PAGINA28 OTTOBRE 2011 2
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