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martedì pagina21 ottobre 2014 2 Si dice che fare la storia col senno del poi non ha molto senso. E’ facile giu- dicare le cose dopo che si sa come sono andate a fini- re, così come è facile com- mentare una vicenda quan- do questa è giunta alal sua conclusione. Ci sono però episodi che servono a capire tante cose, nel calcio a volte una parti- ta è lo specchio di una situazione complessiva, capire quell’episodio, quel- la partita, aiuta la cnpren- sione di tutta la vicenda mentre è in svolgimento, senza aspettare il “senno del poi” che facilita. tutto. In questo senso la partita del Napoli di San Siro aiuta a capire tante cose. O forse no: non aiuta a capire per- ché non fa altro che ripro- porre un mistero ch ein apparenza non ha alcuna spiegazione. Succede e basta. E’ successo tante volte quest’ann, sin qui. E’ successo, in maniera ecla- tante, domenica sera allo stadio Meazza. Inter-Napoli è stato un po' lo specchio di questo inizio di stagione degli azzurri. Un Napoli brutto da vedere, decisamente al di sotto delle sue possibilità, che però nonostante tutto sul campo si è dimostrato superiore all'avversario, senza però portare a casa il risultato per una serie di errori individuali. A pensarci bene è stato così sempre. Quella di san San Siro è stata l'undicesi- ma partita ufficiale stagio- nale. Un bilancio sin qui tutt'altro che esaltante, pur in presenza di avversari che tutti, indistintamente, si sono rilevati inferiori gli azzurri. Napoli che pur gio- cando sempre largamente al di sotto delle proprie possi- bilità avrebbe potuto sin qui vincere tutte le gare giocate. Anche al San Mamses, certo. Anche a Bilbao il Napoli giocò male, malissimo, ma nono- stante tutto si trovò ad un certo punto la partita in pugno. Vanificando tutto per errori incredibili dei singoli. Ed è stato sempre così, in tutte le altre circo- stanze. Col Chievo 33 con- clusioni, compreso un rigo- re sbagliato non solo un alibi, ma un atto di accusa. A Udine più o meno lo stes- so. Gara giochicchiata, e nonostante tutto, qualche occasione importante, prima di subire gol alla prima azione dei friulani, per un errore difensivo. Stendiamo un velo pietoso sulla gara col Palermo. A San Siro la stessa storia. Primo tempo da schiaffi, poi quasi per inerzia, i gol, e i conseguenti regali agli avversari. Fosse capitato una sola volta potremmo parlare di sfortuna, anche se la sfortu- na nel calcio non dovrebbe avere cittadinanza. Ma quando certe cose si ripeto- no sistematicamente la dea bendata ha poche colpe. Sono difetti enormi che non si riescono a correggere. Il problema vero è che no sbagliano mai sempre gli stessi. A Bilbao la frittata la fecero i difensori, Albiol, Maggio e Rafael; col Chievo i disastri furono fatti soprattutto dagli attac- canti: del resto se Higuain, Hamsik e Mertens sin qui non hanno segnato in cam- pionato qualche colpa loro la tengono o no? A Udine l'errore fu di Koulibaly i collaborazione con Maggio. A San Siro sul primo gol ha sbagliato Inler e perdere Gaurirn sul secondo c'è un concorso di colpe tra chi ha permesso a Dodò di crossare senza ostacoli, e David Lopez che non ha seguito Hernanes. Tutti errori che se visti in controluce nascono tutti dallo stesso difetto di origi- ne: questa squadra manca di personalità. L'unico che sembra averne, Higuain alla resa dei conti la indiriz- zi amale: invece di caricar- si la squadra sulle spalle, sembra voler giocare da solo contro tutti, contro gli arbitri in modo particolare. Non c'è nessun leader che sappia trascinare e dare tranquillità alla squadra. Soprattutto in difesa, dove manca uno che sappia gui- dare il reparto. Certo gol arrivano perché i difensori (o i centrocampisti) si muo- vono male, forse perché non hanno nessuno che li dirige. Lo scorso anno c'era Reina a guidare il reparto. Rafael non è la stessa cosa: tra i pali è bravo, ma nelle uscite non è sicuro, e rende i difensori insicuri. diario di bordo La gara di MiLano specchio deLLa stagione l ’ editorialedi superbino
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