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Dossier “Azzardopoli 2.0” Un paese dove si spendono circa 1.450 euro pro capite , neonati compresi – 1890 euro pro capite considerando solo i maggiorenni per tentare la fortuna che possa cambiare la vita tra videopoker, slot machine, Gratta e vinci, sale Bingo. E dove si stimano 800mila persone dipendenti da gioco d’azzardo e quasi due milioni di giocatori a rischio . Un fatturato legale valutato in 79.9 miliardi di euro nel 2011, a cui si devono aggiungere, mantenendoci prudenti, i dieci miliardi di quello illegale. E in agguato i dati del 2012, che circoscrivono la raccolta a una cifra impressionante: circa 103 miliardi di euro, tra guadagni legali (88) e illegali (15), con un dato di crescita del 10%. È «la terza impresa» italiana (ma ha messo la freccia del sorpasso per diventare la seconda), l’unica con un bilancio sempre in at- tivo e che non risente della crisi che colpisce il nostro paese. Quella che conta su ben 6.181 punti e agenzie autorizzate sul territorio secondo l’anagrafe di inizio ottobre 2012. Benvenuti ad Azzardopoli, il paese del gioco d’azzardo, dove, quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare. Ben 49 clan che gestiscono «i giochi delle mafie» e fanno sal- tare il banco. Da Chivasso a Caltanissetta, passando per la via Emilia e la Capitale. I soliti noti seduti al «tavolo verde»: dai Casalesi di Bidognetti ai Mallardo, dai Santapaola ai Condello, dai Mancuso ai Cava, dai Lo Piccolo agli Schiavone . Le mafie sui giochi non vanno mai in tilt e di fatto si accreditano a essere il quattordicesimo concessio- nario «occulto» dei Monopoli di Stato. Così ad Azzardopoli i clan fanno il loro gioco. Rien ne va plus. Si punta e si vince. È un settore che, cifre alla mano, offre lavoro a 120.000 addetti e muove gli affari di 5.000 aziende, grandi e piccole. Si richiede di: 1. Porre un freno, da parte dello Stato, al modello di “liberalizzazione controllata” del gioco d’azzardo in Italia , che si è progressivamente trasformato in insidiosa “deregulation”, come testimoniano l’abnorme espansione delle proposte di giochi in ogni Comune di Italia. Nel frattempo si chiede una moratoria rispetto all’immissione di nuovi giochi, sia per quantità che per qualità, e la rinuncia ad ampliare ulteriormente la rac- colta e i ricavi derivanti dall’azzardo, anche nel caso di nuove emergenze na- zionali che richiedono l’immediato introito di risorse. 2. Restituire un potere decisionale alle comunità locali che sono e- spropriate di ogni funzione di “governo” del fenomeno : i Sindaci dei Comuni non possono intervenire sulle licenze, perché totalmente scavalcati dall’attuale legge dello Stato. 3. Impedire la pubblicità del gioco d’azzardo con appositi divieti, non diversamente da quanto avviene per il tabacco. Si è consapevoli della normativa europea in merito, ma si ritiene che gli Stati nazionali debbano riaprire il confronto sull’intera questione all’interno della Commissione e nello stesso parlamento di Strasburgo. Si ritiene accettabile una pubblicità del gioco d’azzardo unicamente all’interno dei luoghi deputati alle scommesse, comun- que svincolata da qualsiasi “immaginario ingannevole” e limitata alla mera descrizione dell’offerta del prodotto. 4. Inserire il gioco d’azzardo patologico all’interno dei Livelli Essen- ziali di Assistenza con una normativa volta a equiparare il diritto alle cure e l’accesso gratuito e diretto ai servizi già garantiti nelle altre forme di dipen- denza patologica. Al fine di rendere sostenibile i costi di tale equiparazione è necessario devolvere l’1% del fatturato complessivo sul gioco alla riparazione dei danni, direttamente o indirettamente indotti e provocati dall’espansione del fenomeno e dall’aumento delle situazioni di dipendenza. Le risorse da reperire potrebbero essere così raccolte e ripartite: per un terzo dai pay-out, ovvero dal- la riduzione delle vincite; per un altro terzo dagli introiti fiscali dello Stato, ovvero con una riduzione delle risorse destinate all’Erario; per il rimanente terzo dai profitti dei concessionari e gestori, ovvero con una riduzione della parte ad essi destinata. 5. Prevenzione : oltre ad un’ufficializzazione dei Monopoli di Stato sul ritiro della campagna “Giovani e Gioco”, si chiede la costituzione di un tavolo di confronto con le associazioni e i servizi impegnati nel settore, con la finalità di definire i criteri e le iniziative di una diversa campagna di educazione al gioco e di prevenzione dei rischi indotti dal gioco d’azzardo.
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