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domenica Pagina28 settembre 2014 2 Sin prisa y sin pausa, ma possibilmente coi "cojo- nes". Scusate il francesi- smo, ma il mondo del cal- cio spesso usa un linguag- gio essenziale, immediato. Ovviamente i "cojones" cui si fa riferimenti sono gli attributi che gli azzurri devono mostrare al momento della partite, non certo i "cojones" intesi come fessacchiotti, che abbiamo visto spesso e volentieri in queste prime uscite. Ormai non è più tempo di parlare di mercato, di tattica, di turnover o ame- nità del genere. Il gioco si fa duro ed è il momento che i duri, quelli che hanno i "cojones" scenda- no in campo. Se anche Benitez met- tesse in campo tutte le seconde scelte, il Napoli sarebbe infinitamente superiore alla migliore squadra possibile che può schierare Di Francesco. Quindi no ci sono scuse di sorta. Non è facile, perché la sensazione che da anni abbiamo, anche prima che arrivassero questi giocato- ri, è che il Napoli non ha mai avuto una squadra coi "cojones", tutti più o meno sono sempre venuti meno nei momenti decisivi. L'immagine che meglio rappresenta il Napoli da questo punto di vista è quella di un, all0ora, gio- vanissimo Hamsik che in campo viene "cazziato" da Gattuso a San Siro, abbas- sa la cresta (battuta facile) e da quel momento smette di giocare. Hamsik era alle'poca un ragazzino di 21 anni alle primissime esperienze, successiva- mente, a dire il vero, non ha mai dimostrato di esse- re un cuor di leone. Diciamo anche che porta la nominata, è sempre nel mirino della critica in certe gare, ma non è che i suoi compagni di squadra eccellano in questo fonda- mentale. Da sempre. Basta fare mente locale alla gara di Stamford Bridge, o anche, e siamo all'alto ieri , del San Mames. Adesso poi che c'è anche la paura di sbagliare che nasce da una serie di risultati negativi non c'è proprio da stare allegri. Lo scorso anno a dire il vero c'era uno coi "cojones" blindati, Reina, ma "sag- giamente" è stato messo allo porta. L'atteggiamento da usare è semplice: spalle in fuori, pancia in dentro, "cojo- nes" ben in vista: non c'è scusa che tenga. Sfortuna, tiri in porta o nulla altro. Nel calcio non esiste la ricetta per vincere una par- tita, può capitare di tutto. Ma si sa bene che quando accadono certe cose le par- tite si perdono sempre. Come direbbero al "Grande Fratello", amici azzurri "Siete stati nomi- nati", tutti. Siete sotto osservazione. Presidente, allenatore, giocatori. La cosa più irritante di mer- coledì sera è stato vedere i giocatori della panchina che durante la partita ride- vano beatamente tra loro,magari c'era qualcuno che stava raccontando bar- zellette. In campo si va per lottare, per sudare, per correre, per vincere. E quando si è in panchina si deve essere concentrati più di quelli che sono in campo. E chi di dovere vigili: non sarà un personaggio simpatico, ma secondo voi con C onte in panchina, i giocatori seduti al suo fianco avrebbero riso e scherzato impunemente quelli del Napoli contro il Palermo? diario di bordo Il momento dI caccIare glI attrIbutI sul serIo di superbino
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