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domenica pagina19 ottobre 2014 2 Una partita di calcio dura 90 minuti. O forse no. Dura novanta mninuti per chi non ama questo sport, non lo capisce, non fruga tra le sue pieghepiù recondite alla ricerca di aspetti diver- si, che pure contornuiscono al risultati finale. Questa è la ricostruzione della notte prima dell’esa- me di due dei grandi prota- gonisti, Benitez e Mazzarri. Un pizzico di fantasia, ma con la certezza di non esse- re molto lontani dalal realtà... Ieri sera, dopo essersi consultato col suo cuscino, Rafa Benitez si è girato su un fianco e si è addormen- tato con la stessa tranquil- lità di tutti i giorni. Nelle stesse ore Mazzarri non ha chiuso occhio. Nella sua mente ha giocato almeno quindici volte la partita col Napoli, ha pensato tutto ed il contrario di tutto, provan- do ad immaginare tutte le varianti possibili ed imma- ginabili della gara di stase- ra. Sono quindici giorni che va avanti in questo modo. La partita contro il Napoli è diventata un'ossessione per il tecnico livornese. Lo sono tutte, ad essere since- ri. Lui è fatto così, vive il calcio in maniera ossessi- va,una sofferenza e non una cosa gioiosa. Quando era il tecnico del Napoli passava ore o ore nella sua stanza a Castelvolturno in una nube di fumo terribile, a vedere e rivedere partite al video- registatore. Adesso non fuma più, la sua stanza non è più una camera a gas come lo era a Castelvolturno, ma per il resto è tutto uguale. Ieri notte è stato peggio del solito. C'è di mezzo il Napoli, e lui con Napoli ha un rapporto di odio e amore: sa di aver dato e ricevuto tanto da questa piazza, ma teme di non essere stato apprezzato per i suoi meriti. Mazzarri ha di se stesso una considerazio- ne enorme. Ieri notte è stato peggio del solito perché l'ha vissuto col terrore che potesse essere l'ultima notte da allenatore dell'Inter. E' da troppi anni nel mondo del calcio per non sapere che tutte le belle parole di Thoir dette in settimana non significano nulla: se dovesse andare male l'eso- nero sarebbe una possibilità più che concreta. Una tra- gedia per uno come lui che in cuor suo pensa di essere il più bravo del mondo, una tragedia perché sarebbe la prima volta in assoluto, e perché porrebbe fine al suo sogno di allenare una gran- de del calcio italiano. Per raggiungere questo scopo ha in pratica rinunciato a tutto, anche alle piccole grandi gioie della vita, come vedere i figli crescere giorno dopo giorno. Ha fatto tutto questo per poter arrivare un giorno a vincere qualcosa di importante: un fallimento all'Inter sarebbe una tragedia. Stamattina Benitez si è svegliato col solito umore, una telefonata a Liverpool per salutare moglie e figli, ha fatto colazione, poi ha iniziato a pensare alla parti- ta, alla riunione tecnica, e a tutto il resto. Per lui la gara contro l'Inter è una partita come le altre, per un allena- tore che ha giocato due finali di Champions, oltre a tutto il resto, una gara di campionato non è certo di quelle che ti tolgono il sonno. Mazzarri ad Appiano Gentile non ha avuto biso- gno della sveglia, quando Santoro ha bussato alla sua porta era in piedi, capelli arruffati, borse terribili sotto gli occhi. Stanco sfi- nito: in poche ore ha gioca- to già una decina di partite. Ed il peggio deve ancora venire, dopo una notte in bianco si annuncia una giornata che sembra non passare mai… diario di bordo La Lunga notte di don Rafé e misteR w l ’ editorialedi superbino
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