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martedì pagina 27 gennaio 20145 2 focus non esiste com Una delle frasi che mi fa arrabbiare di più, che sento dire da molti addetti del mondo del calcio e non, è quella famosa che “alla fine del campionato favori e torti arbitrali si bilan- ciano”, pur se qualcuno ha almeno il pudore di aggiungere “più o meno”. Mi fa arrabbiare per due motivi: primo, perché non è vera per niente, è una bugia belle a buona. Secondo, perché chi lo dice o è gonzo – e son problemi suoi, ma anche di chi l’ascolta o gli da credito – o soprattutto in mala fede, sapendo di mentire per la gola. E credo one- stamente poco alla teoria dei gonzi. Perché è una bugia? Presto detto. Prendiamo la Juve e la Roma di questo tor- neo. La Juve ha un numero di favori arbitrali perfino sotto la soglia del minimo sindacale. Se guardiamo tutto il girone di andata e l’ini- zio del ritorno, tutto sommato sono pochi. Pochi ma buoni. Direi decisivi. Avuti contro la seconda e la terza classificata. Ora i soliti ben informati protesteranno dicendo che il gol della vittoria di Bonucci, secondo le nuove interpretazioni, è regolare, ed anche gli organismi internazionali si sono affrettati a precisare che è buono. Balle. Balle. Io in porta ci ho giocato, e se uno come Vidal mi staziona per davanti, fac- cio davvero fatica a credere che non mi disturba e quindi non partecipa all’azione. I parrucconi seduti in tribuna possono dire quello che vogliono, ma quello non è un gol regolare. Ed è decisivo, perché fino a ieri, fino a che la Roma non si fosse ammalata di pareggite, era l’unico che faceva la differen- za in testa. Ma in testa la Juve ha preso il volo anche perché è passata al San Paolo con un gol palesemente irregolare di Caceres. Anche lì c’è Chiellini in fuorigioco che salta per pren- dere la palla, e non mi venite a dire che uno che è sulla traiettoria del pallone e non se ne disinteressa affatto non è attivo, cioè in gioco. A parte il fatto che era in fuorigioco anche quello che poi il gol l’ha fatto, Caceres, e quindi gol irregolare due volte. Ah, già. Ci può stare, come argutamente ha sottolineato Rafa dicendo che ha scoperto questa cosa in Italia. Che gli errori a favore della Juve ci possono stare. Questione di cen- timetri, brevetto di Turone, come no! Così l’anno scorso di 21 cm. Lorrente era in fuori- gioco e segnò, ma dai, sono pochi centimetri, ci può stare. Caceres è davanti a Maggio di pochi centimetri, ci può stare. Allora mi chiedo: hanno cambiato la rego- la e non lo so. Una volta avevano messo, una tantum, un’interpretazione intelligente: è fuo- rigioco se c’è luce tra l’attaccante ed il difen- dente. Troppo intelligente per conservarla. Togliamola. Allora hanno messo un’altra regola: se è fuorigioco, ma di pochi centimetri, ci può stare. Quindi la regola è: se un giocatore è in fuorigioco di pochi centimetri si può asse- gnare il gol, ci può stare. Quindi c’è un elasti- co, come la linea variabile di Buffon. Ma quando mai? Anche un centimetro va sanzionato e basta. O è fuorigioco o non lo è. Tertium non datur. E se il fuorigioco di pochi centimetri non viene visto in movimento come ieri ad Higuain, è un errore che ci può stare. Ma su un calcio da fermo con il guar- dialinee allineato sui saltatori, non ci può stare, specie se è uno dei migliori al mondo. Non ci può stare, proprio no. Quindi la Juve trae vantaggio da scontri diretti che valgono 6 punti l’uno, quelli decisivi per volare via. E La Roma? Defraudata nello scontro diretto, viene risarcita in ogni modo. Mai come quest’anno se c’è una squadra che ha avuto pochi torti (oltre quello di Torino, mas- simo un paio) e tanti favori (almeno una deci- na!) è la lupa giallorossa, mai risarcita abba- stanza a detta del francese Garcia che non rie- sce proprio a mandar giù la sconfitta di Torino. Ed ha pure ragione, perché quella partita cambia il campionato. Ora sta succedendo la stessa cosa al Napoli. Dopo i torti del monsone Tagliaventus, il Napoli ottiene un bel pacco regalo tra Udinese e Genoa. E’ la stessa cosa? No, non lo è, proprio per niente. Perché a catena si fa torto alle più piccole, che non compenseranno mai. E comunque un torto, o un favore, in uno scontro diretto pesa di più, e cambia i tornei. La linea variabile di Muntari ha assegnato uno scudetto. Il Milan avrebbe raddoppiato e non so se la Juve la partita l’avrebbe più ripresa. Ed il Milan sarebbe volato via. Invece con quel pareggio la Juve tenne botta e poi accelerò meritando lo scudetto anche per il crollo del Milan. Ma fosse uscita scon- fitta da Milano, le cose sarebbero andate in maniera diversa, col Milan in fuga. Chi dice che poi la Juve ha meritato il titolo col suo finale sa che dice una mezza verità, anzi una quasi bugia, perché spesso sono le situazioni a determinare gli eventi, non gli uomini. Gli uomini sono protagonisti e vittime dei loro stessi accadimenti. Le direzioni arbitrali nel calcio sono determinanti a far sì che gli accadimenti diventino determinanti per le sorti dei club, e di chi con tanta passione li segue. Ecco perché ci vuole la tecnologia. Perché è arrivato il momento. Ci vuole altro, ben oltre la goal line technology in uso nella Premier League che l’anno prossimo final- mente sarà utilizzata anche in Italia, e gol- fantasma come quelli di Genova – determi- nanti (speriamo di no) per la zona Champions – non li vedremo più. Se sono gol, gol saranno, senza ombra di dubbio, vista la quasi assoluta infallibilità del mezzo elettronico (pochi millimetri è il margine di errore, ci si può stare). Soprattutto toglie ogni discussione e dietrologismo all’interpretazio- ne arbitrale, è un aiuto a chi dirige la gara, non una diminutio. Una diminutio (di potere) lo è senz’altro la necessaria introduzione a mio giudizio del- l’instant replay, cioè la famosa moviola in campo, che toglie l’alea e potere a molte decisioni arbitrali. Intendiamoci, l’instant replay, ormai in uso in molti sport, anche di squadra (volley) e di contatto come pallanuoto, basket e rugby, non è la panacea di tutti i mali.
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