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lunedì pagina27 ottobre 2014 2 Ci sono cose che si fanno fatica a spiegare, come se fossero marchiate nel dna di una suqadra di calcio. Qui si parla del Napoli, ma il discrso vale per tutte. Prendete il Milan, che si dice abbia dna europeo. Anche quando in campio- nato arranca, in Europa fa meglio. Lo scorso anno con Allegri era nei bassifondi della classifica, eppure, per fortuna, bravura o per inter- vento della Dea Eupalla, fu l’unica squadra itaiana ad andare negli ottavi di Championms. La Juve, al contrario, in Italia è sempre un rullo, in Europa stecca. In campioanto lo scorso anno fece 102 punti, vinse praticamente sempre, tran- ne due sconfitte, Napoli e Firenze, e tre pareggi, con 33 vittorie in 38 gare. In Champion due sconfitte e tre pareggi le fece in sei partite! Il Napoli ha nel suo dna da sempre quello di rilan- ciare i “cadaveri”. C'è una cosa che non autorizza sonni tranquilli: nell'Atalanta sin qui Denis e Rolando Bianchi sono a secco. Non si tratta solo della legge dei grandi numeri, quella per cui quando una cosa non avvie- ne da troppo tempo ha molto possibilità di avve- rarsi. Il problema è che il Napoli, da sempre ha il dono di risvegliare anche i cadaveri. Non è raro che giocatori che sono a digiu- no a una vita si risveglino proprio contro gli azzurri. Succede adesso chela dife- sa azzurra è, diciamo così, piuttosto benevola rispetto agli avversari, ma è un qualcosa che ha sempre contraddistinto la storia del Napoli. Una sorta di male- dizione che gli azzurri si portano dietro. Per di più questi due gio- catori in particolare sono notoriamente prolifici con- tro gli azzurri. Passi per Denis, che in fin dei conti i suoi gol li fa sempre (non quest'anno a dire il vero, ma in passato non si mai fatto desiderare), ma Bianchi in serie A fonda- mentalmente ha senato solo nell'anno di grazia con la maglia della Reggina, alle- nato da Mazzarri. Per il resto ha fatto tanta fatica. Non contro il Napoli. Lo scorso anno col Bologna, poi retrocesso in B anche, forse soprattutto, per le dif- ficoltà del suo bomber a trovare la via della rete, ha segnato tre gol, uno guarda caso all'Atalanta, e due al Napoli, una incredibile doppietta che costò al Napoli il pareggio a Bologna. Bianchi, manco a dirlo, non segna proprio da quella partita. Per fortuna non ci sarà Bonaventura, un altro che segna poco, ma contro gli azzurri non perde un colpo. Ma basta ed avanza per tur- bare i soni dei tifosi azzurri la presenza di questi due giocatori. Cosa fare? Innanzitutto, lo ripetiamo, non sarebbe male una benedizione a Rafael, che proprio dome- nica sera ha fatto le prime parate stagionali dopo un paio di buoni interventi che fece su Pinilla a Genova in occasione della prima gior- nata. Rafael sin qui ha preso una valanga di gol, tutti imparabili, alcuni assolutamente irripetibili, come quello preso dopo 25 secondi domenica pomerig- gio. Toccherà poi ai difen- sori (ed ai centrocampisti) fare il resto. Si parla spesso di problemi tattici di squa- dra molto sbilanciata. La verità è che nella maggior parte dei casi si tratta di banali errori individuali, a volte dovuti a cali di con- centrazione, in altri casi a lacune tecniche dei gioca- tori, vedi il gol di Nico Lopez, quello del momen- taneo 2-2 del Verona, in cui hanno sbagliato quattro azzurri, ma in particolare Koulibaly, con un errore che difficilmente sarebbe stato perdonato ad un ragazzino degli esordienti. Di base c'è un'altra cosa: in attesa (ma succederà mai?) di un mercato che porti a Napoli difensori all'altezza della situazione sarà bene giocare in attac- co, il più lontano possibile da Rafael. In fin dei conti è davanti che il Napoli ha i suoi migliori giocatori, tanto vale tenere il pallone dalle loro parti, e non altro- ve… diario di bordo OcchiO ai mOrti che camminanO l ’ editorialedi superbino
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