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martedì pagina25 novembre 2014 2 Nell’Italia dei Guelfi e Ghibellini ci si divide su tutto, figurarsi sul calcio. Oggi è di moda la guerra dai e rafaeliti e gli anti rafaeliti. A secondo delle partite prendono forza gli uni o gli altri. Dopo il pari- scempio col Cagliari hanno preso forza i secondi. Francamente mi tiro fuori da questo giochino. Rivendico la mia libertà di pensiero, e rivendico anche il diritto di cambiare idea (non è il mio caso attuale, parlo a futura memoria) ove mai ritenessi giusta la cosa. Se Benitez fa le cose giuste ne parlo bene; quan- do sbaglia lo critico, senza per questo essere un volta- gabbana. Piccolo inciso prima di procedere con l’a- nalisi: i giornalisti sono spesso accusati di giudicare solo in base al risultato. Non credo sia il mio caso, ma faccio presente che nel calcio il risultato non è la cosa più importante, ma l’unica cosa che conta. Se un allenatore perde, o non vince, ha fallito la partita. Tutto il resto è filosofia spicciola, alibi: roba da Mazzarri, insomma. Vero: io guardo innanzitutto al risultato quando giudico una partita. E’ necessaria- mente il punto di partenza di qualsiasi analisi onesta. Non si pareggia per caso contro il Cagliari al San Paolo nonostante i tre gol realizzati. Se è successo ci sono stati degli errori. Parlarne non significa esse- re anti-Napoli, tutt'altro. Anzi, è un contributo con- creto che viene dato alla squadra, atteso sempre che il compito della stampa non è quello di aiutare qualcu- no, ma di fare informazio- ne. Dietro il pareggio contro il Cagliari (giunto a Napoli per altro in formazione lar- gamente rimaneggiata) ci sono almeno tre errori cla- morosi. Non errori tecnici, quelli fanno parte del gioco. La papera del portie- re, per dirne una, è inevita- bile, quando arriva. Ma su altri aspetti si può e deve lavorare. Primo errore: è stato snobbato l'avversario. Il Napoli sin dall'inizio non era parso particolarmente in partita, sembrava svo- gliato, decisamente diverso da quello "cattivo" visto contro Roma e Fiorentina. Ha trovato immediatamen- te due gol per errori avver- sari. Ma poi è stato com- messa la follia di mollare, di considerare chiusa la partita. Non si deve fare mai, soprattutto contro le squadre di Zeman. Se ne era parlato ampiamente nei giorni precedenti la partita, ma evidentemente la cosa non interessava i giocatori. Secondo errore: aver stra- volto la squadra da parte di Benitez. Una follia bella e buona. Già mancavano due titolari (Insigne e Jorginho), la scelta di pri- varsi anche di Davd Lopez e Albiol è francamente incomprensibile. Per altro i due spagnoli sono uno il perno davanti alla difesa, il giocatore che ha portato equilibrio in campo, il secondo il regista del pac- chetto arretrato. Benitez ha deciso, senza per altro ch ei due fossero stanchi, visto che non si giocava da quin- dici giorni, di cambiare. Un allenatore deve ruotare nei limiti del possibile tutti i giocatori a sua disposizio- ne. Ma cambiare 4 giocato- ri di movimento, il 40% della squadra, tutti insieme è una follia. Un cambio, al massimo due alla volta ci stanno. Di più no. Tanto più che si è sconvolta la fase difensiva che nelle ultime uscite, dall'ingresso di David Lopez, aveva inizia- to a funzionare. Terzo errore: uno più pensa al terzo gol subito più rischia qualche anno di pur- gatorio. Lasciamo perdere la follia di Koulibaly, ed il tentativo di tunnel a Ibardo: ma è mai possibile che, coi difensori che il Napoli si ritrova, ancora non si è capito che un certo tipo di gioco, il possesso palla ai limiti dell'area, è impropo- nibile? L'allenatore quando capirà che non può preten- dere tutto questo? Se non ci fossero state indicazioni particolari, Rafael, una volta che aveva ricevuto il pallone, lo avrebbe buttato in tribuna. Invece lo ha pas- sato a Koulibaly, in palese difficoltà. E quest'ultimo, invece di fare quello che avrebbe dovuto fare il por- tiere per non buttare il pal- lone ha fatto quello che ha fatto. Il Napoli questo tipo di gioco non può farlo: fac- ciamocene una ragione. Se la faccia soprattutto Benitez. Ai suoi deve dire che buttare il pallone in tri- buna non è reato. Anzi, a volte ti salva la vita. diario di bordo NoN mi iscrivo a NessuNa correNte l ’ editorialedi superbino
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