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venerdì pagina 30 gennaio 20145 2 Ho sempre pensato di essere fortunato ad essere napoletano. Quando sento altri gridare: "io non sono napoletano" provo un po' di pena per loro, mi fanno un po' pena, non sanno cosa si perdono. A non vivere a Napoli, a non essere napo- letani. Ieri leggendo le parole di Raiola ho avuto un brivido di soddisfazione: lo sono sempre stato, ma in quel momento mi sono sentito non solo orgoglioso di esse- re napoletano e tifoso del Napoli, ma di essere anche fortunato ad avere come capitano della mia squadra uno come Marek Hamsik. Senza saperlo Raiola ha fatto il complimento più bello al giocatore azzurro. Suo malgrado (suo di Raiola, uno che incarna alla perfezione il calcio che non piace a nessuno, verrebbe di dire il cancro di questo sport, se non fosse il cancro una cosa drammaticamente seria con la quale non è lecito giocare) ha dovuto alzare bandiera bianca: si è arreso. Lo ha fatto a suo modo, facendo l'elogio di quel calcio mercenario che fa schifo a tutti i tifosi. Non sappiamo cosa riser- verà il futuro, Marek un giorno potrà anche andare via da Napoli (ma è quasi certo che poi a Napoli tor- nerà in ogni caso, a fine carriera), ma lo farà, se mai dovesse farlo, a testa alta, avendo dimostrato di essere una persona vera, e non solo un mercenario affari- sta. Confesso il mio peccato: non sopporto i procuratori. E non più tardi di domenica pomeriggio ho avuto il pia- cere di dirlo apertamente ad uno di loro, del quale non farei il nome neanche sotto tortura. O per meglio dire: non sopporto certi procura- tori. Il procuratore è, o per meglio dire dovrebbe esse- re, una sorta di avvocato dei calciatori. Fare i suoi interessi, certamente, assi- sterlo dal punto di vista contrattuale. E ci sono sicu- ramente tantissimi che fanno bene il loro lavoro. Purtroppo pur essendo la maggioranza, sono maggio- ranza silenziosa. L'immagine del procuratore è quella di Raiola e dei suoi piccoli imitatori (piccoli perché meno penosamente bravi) ed è una immagine pessima. Raiola, e quelli come lui, cercano di certificare che il calcio non è passione, ma solo soldi. Non lo sfiora neppure lontanamente l'i- dea che il calcio vive per- ché ci sono quei fessi chia- mati tifosi che sono passio- nali. Il suo elogio del cal- ciatore che cambia maglia ogni sessione di mercato è la plastica rappresentazione di quello che non piace ai tifosi. Ai tutti i tifosi. Al di là dei fenomeni, quelli che sono maggiormente amati, anche a fine carriera, i gio- catori che hanno scritto la storia e fato la maglia di questo sport, sono quelli legati ad una sola maglia. E' un avversario in campo, ma non c'è tifoso in Italia che non ammira De Rossi, per il suo attaccamento alla maglia della Roma. Al di là della loro bravura in campo, ci sono calciatori che sono nella storia per essere stati a vita nella stes- sa squadra. Rivera, Mazzola, Riva, Antognoni, Boniperti, ed ancora Maldini, Totti, per tacere del nostro Bruscolotti non solo sono identificati in una squadra, ma la rappresenta- no nell'immaginario collet- tivo. Ibraimovic, il calcia- tore perfetto di Raiola, è fischiato su tutti i campi. Odiato dalla Torino bianco- nera, detestato su entrambe le sponde milanesi, a Barcellona. E tra poco, se segue il suo mentore, anche a Parigi. Certo, ha un conto bancario stratosferico, ma non è amato da nessuno. Balotelli è su quella strada. Ho sempre avuto un debole per il calciatore Hamsik: adesso più che mai ho una stima sconfina- ta anche per l'uomo. Ps: ho parlato di Raiola. Se si cambia il nome, e si aggiusta qualche particola- re, sembra se non proprio il ritratto sputato, per lo meno un qualcosa che ci va molto vicino, di un altro perso- naggio del mondo del cal- cio: anche per lui il calcio non deve essere passione ma affare. Purtroppo è un personaggio chiave nelle vicende del Napoli. Il nome non lo faccio, penso si sia capito. Lui, su un altro piano, è come Raiola, ha del calcio la stessa visione. diario di bordo Sempre più orgoglioSi del noStro capitano l ’ editorialedi superbino
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