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sabato pagina 31 gennaio 20145 2 Il mio amico Umberto Chiariello qualche settima- na fa, in uno dei frequenti suoi "scatti di cultura", tirò fuori il Principe di Salina, il personaggio principale de "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Quello del "tutto cambia affinché nulla cambi". Un romanzo, se la memoria non mi inganna, del 1960, o poco prima, che è quanto mai attuale, anche se fotografa la Sicilia dei primi anni del Regno d'Italia. In Italia tutto deve cambiare affinché nulla cambi. In Italia, con buona pace di qualcuno, siamo tutti democristiani, c'è poco da fare. E quello che è suc- cesso con l'elezione del Presidente della Repubblica ne è la plastica dimostrazione. Tutto deve cambiare (e per questo c'è il grande rottamatore, che non a caso viene dalle fila della Democrazia Cristiana) , affinché nulla cambi. Oggi avremo come presidente della Repubblica, accolto con parole entusiastiche dal comunista Vendola, che ne ha fatto un vero padre della repubblica, il pupillo di Ciriaco De Mita, Sergio Mattarella. Mattarella che arriva dalla Sicilia, da sem- pre discusso feudo DC. Certo uno cui la mafia ha ucciso il fratello non potrà essere accusato di essere colluso. Ma la Dc è onni- presente. Gestisce governo ed opposizione, mafia ed antimafia. Non a caso il democristiano Renzi, indi- cando Mattarella ha avuto subito il consenso entusia- sta dell'ala comunista del suo partito, oltre che del comunista Vendola. L'opposizione, si fa per dire, a Mattarella è arrivata dai democristiani del centro destra (Alfano, anche lui dc doc e siciliano, Lupi, Formigoni, che sono tal- mente democristiani che arrivano da Comunione e Liberazione). E' un teatrino straordinario, in cui un osservatore disattento può non capire nulla. Ma basta pensare che siamo tutti democristiani, anche quelli che lo sono a livello incon- scio e tutto torna. Cosa c'entra l'elezione del presidente della Repubblica col calcio in generale e col Napoli in particolare? In apparenza nulla. Ma essen- do tutti gli italiani democri- stiani nel dna, non è che quando si parla di calco e non di politica si diventa rivoluzionari. Siamo demo- cristiani anche quando si parla di calcio. E la teoria del tutto cambia affinché nulla cambia non si smuo- ve. Che poi a pensarci bene è un po' la stessa cosa del "fine giustifica i mezzi" di Machiavelli, altro democri- stiano inconsapevole: non lo sapeva solo perché la Dc non esisteva ancora, ma i sintomi erano chiarissimi. Il fine giustifica i mezzi è alla base della filosofia di Andreotti, che abbraccia Salvo Lima, forse bacia Riina mica perché era lui stesso mafioso, ma perché i voti della mafia contano esattamente quanto quelli dei seminaristi: al pari della pecunia, il suffragio mafio- so non olet. Perché il fine della conquista del potere giustifica i mezzi. Ma sto celiando. Veniamo al Napoli. Affinché nulla cambi il Principe di Castelvolturno, al secolo Aurelio De Laurentiis, si sta preparan- do alla grande rivoluzione. Da qualche giorno parla apertamente dell'addio di Benitez. E poiché Benitez andrà via senza andare al Liverpool, verrà fatto pas- sare anche per traditore. Poi ci sarà il tradimento di Callejon: perché in virtù della clausola rescissoria (ma dopo la partenza di Lavezzi il principe di Castelvoltuno non disse che non avrebbe mai più messo una clausola del genere sui contratti?) sarà lui a voler andare via, come il Pocho e come Lavezzi, non sarà stata certamente la società a cacciarlo. Poi sarà la volta di Higuain: si tro- verà il modo di farlo passa- re da traditore della Patria. Verrà un nuovo allenatore, ci sarà (con "parte" dei soldi incassati) una sontuo- sa campagna acquisti, e si ricomincerà… Tutto sarà cambiato, affinché nulla cambi davvero. diario di bordo Aur€uro. MAchiAvelli ed il principe di SAlinA l ’ editorialedi superbino
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